Teatro Fontana, Via Gian Antonio Boltraffio, Milano, MI, Italia
da Friedrich Schiller
drammaturgia e regia Michele Sinisi
con Stefano Braschi, Donato Paternoster, Laura Pannia (cast in via di definizione)
scene Federico Biancalani
produzione Elsinor centro di Produzione Teatrale – Fattore k – Compagnia della Creta
La legge non ha mai prodotto un grand’uomo, ma la libertà cova e fa schiudere i colossi e i grandi eventi
il mio spirito è assetato di azione, il mio petto di libertà
F. Schiller, I Masnadieri
Un giovane Schiller nel 1781, nel clima inquieto dello Sturm und Drang, dedica questa tragedia alla figura di un grande ribelle sconfitto. L’eroe schilleriano, Karl Moor, giovane di aristocratica famiglia nella Germania settecentesca, è un individuo eccezionale, insofferente ad ogni Iimite e convenzione sociale. Animato da un generoso sdegno contro l’oppressione tirannica dei principi assoluti e contro la servile meschinità della borghesia che lo circonda, Moor sceglie quindi la violazione radicale della legge, la pratica estrema del male come unico mezzo per soddisfare la sua ansia di infinita grandezza e libertà:
La rivolta contro la legge sociale si allarga poi in un processo necessario, che si traduce quasi in obbedienza ad una sfida metafisica. Oltre che contro l’autorità terrena, la rivolta si rivolge contro Dio: Karl, attraverso la scelta dell’illegalità e del delitto, vuol rivaleggiare con Dio come giustiziere in terra sostituendosi alla sua provvidenza, regalando il bottino delle sue ruberie ai miseri, riparando torti e soprusi dei signori feudali, punendo ministri rapaci ed inquisitori crudeli. E proprio in questa tempesta d’animo si scopre la debolezza, la vanità umana, che lo rende affascinante su un piano artistico oggi più che mai: la sua è solo una disperata negazione, che lo costringe a sterminare persone inermi e deboli, vecchi, malati e fanciulli, in nome delle sue convinzioni. Misurando la sua sconfitta, Karl Moor sente anche il peso della colpa, che lo trasforma in una creatura maledetta, respinta dall’ordine del creato e dallo stesso ordine sociale («ll mondo tutto una famiglia, e lassù un padre. Non padre per me…. lo solo sono ripudiato, io solo cacciato dalle fila dei puri, solo a me è negato il dolce nome di figlio»). Ma anche se il suo sogno di libertà e di grandezza si rivela impossibile, non per questo l’eroe perde la sua magnanimità, anzi proprio l’inevitabile sconfitta a cui è destinata la sua temeraria impresa accresce il fascino che emana dalla sua figura, e la grandezza eroica da lui conservata anche nella rovina è confermata dal suo andare volontariamente incontro alla morte.
Teatro Fontana, Via Gian Antonio Boltraffio, Milano, MI, Italia
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